Qualche sera fa sono stato a cena a casa di amici che vivono a Novara, in Via Monte San Gabriele. Quello che ho visto entrando nel loro condominio è stato sconvolgente: un palazzo ridotto a una gabbia, ostaggio di lavori mai conclusi, con ponteggi abbandonati e strutture che si stanno letteralmente sgretolando.
Le foto che allego parlano da sole: parti del cappotto esterno si staccano a pezzi, lasciando la facciata in uno stato di totale degrado, con murature divelte e serramenti danneggiati dalla caduta dei materiali. I teli di protezione, logori e sfilacciati, non proteggono più nulla: sventolano al vento come vele di una nave alla deriva, trasformando l’intero edificio in uno scenario da terzo mondo, indegno per una città come Novara.
Ma il vero problema non è solo estetico. È un pericolo costante per chi ci vive: bambini che per curiosità si arrampicano sulle impalcature, pezzi di struttura che rischiano di cadere da un momento all’altro, residenti costretti a convivere con polvere, macerie e il senso soffocante di vivere imprigionati. Una situazione che non mette a rischio soltanto la sicurezza fisica, ma anche l’equilibrio psicologico di chi quotidianamente deve affrontarla.
Come se non bastasse, gli attuali proprietari sono imprigionati anche dal punto di vista economico: non possono rivendere i loro appartamenti. Chi comprerebbe infatti una casa in queste condizioni, con un cantiere fermo da anni e nessuna prospettiva chiara di risoluzione? Le famiglie sono dunque doppiamente vittime: costrette a vivere in un edificio degradato e impossibilitate a liberarsene, se non a condizioni economiche svantaggiose, che disattendono i valori immobiliari ante cantierizzazione.
Tutto questo è il risultato di un sistema – quello del Superbonus 110% – nato con le migliori intenzioni ma gestito in modo caotico, lasciando sul campo cantieri infiniti, condomini bloccati, aziende fallite e cittadini esasperati. La promessa di una riqualificazione energetica si è trasformata, in troppi casi, in un incubo edilizio e sociale.
È inaccettabile che famiglie intere debbano vivere in simili condizioni, ostaggi di una burocrazia impazzita e di lavori mai portati a termine. Via Monte San Gabriele non può diventare un monumento all’inefficienza italiana. Serve un’attenzione immediata da parte dell’amministrazione comunale, delle autorità competenti e di chiunque possa farsi carico di restituire dignità, sicurezza e valore a questo edificio e ai suoi abitanti.
Non possiamo aspettare la tragedia per muoverci: va trovata subito una soluzione, perché questa vicenda non rimanga soltanto l’ennesimo capitolo della storia degli orrori legati al Superbonus.
ANDREA LEO
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