In un periodo storico particolarmente complesso per l'economia internazionale, corre l’obbligo di una riflessione approfondita sulla tenuta del mercato immobiliare. Le borse mondiali sono in affanno, cresce la preoccupazione nei settori produttivi, e l’incertezza domina le prospettive economiche globali. Uno scenario in evoluzione, alimentato dall’introduzione dei dazi da parte degli Stati Uniti su una vasta gamma di prodotti provenienti principalmente dall’Unione Europea e dalla Cina.

Concentrandoci sul settore immobiliare, emerge un punto cruciale: tra le materie prime soggette a dazi figurano acciaio, alluminio, legname e altri materiali essenziali per l’edilizia. Una dinamica che potrebbe incidere sui costi di costruzione, con potenziali effetti a cascata su tutto il comparto immobiliare.

Ma sarà davvero così?
Secondo Mario Breglia, Presidente e Fondatore di Scenari Immobiliari, le prospettive non sono necessariamente negative. In occasione dell’Innovation Forum di Scenari Immobiliari e Dils, Breglia ha affermato che «lo scenario potrà essere positivo per gli investimenti istituzionali perché i dazi non toccano la finanza, bensì l’economia reale. I flussi finanziari sono inalterati e i grandi investitori internazionali continueranno a orientarsi su investimenti più sicuri e meno instabili, come gli uffici e la logistica».
Nel breve-medio termine, quindi, si delinea un potenziale ampliamento della quota immobiliare nei portafogli degli investitori istituzionali, soprattutto nei Paesi europei che offrono maggiore stabilità – Germania, Francia, Inghilterra e Italia in primis. «A conti fatti – ha aggiunto Breglia – quelle sui dazi per gli investitori istituzionali non sono cattive notizie».

Anche per le famiglie il prossimo scenario che ci attende potrebbe offrire opportunità positive: l’attesa di ulteriori riduzioni del costo del denaro da parte della BCE potrebbe tradursi in mutui più vantaggiosi, incoraggiando così nuovi acquisti. Una visione che trova riscontro nelle analisi più recenti: si prevede un incremento delle compravendite del 4% nelle grandi città e un +2,5% in media in Italia entro la fine del 2025. I mutui a tasso fisso, in particolare, beneficeranno di una fase di stabilità che potrebbe durare ancora per almeno due anni.

Sul fronte delle nuove costruzioni, restano alcune incognite legate all’aumento dei costi dei materiali, ma – come sottolinea lo stesso Breglia – al momento «non sembrano particolarmente colpiti».
Il settore immobiliare ha sempre dimostrato grande resilienza anche di fronte a shock economici importanti. La sua forza è nella natura stessa del “mattone”: bene rifugio per eccellenza, l’immobile continua a rappresentare un investimento solido e duraturo. Se i governi riusciranno a favorire accordi economici efficaci e a sostenere la crescita attraverso politiche monetarie espansive, il comparto potrà non solo assorbire l’impatto dei dazi, ma anche trarne vantaggio nel lungo periodo.

In quest’ottica, un ruolo fondamentale lo giocherà l’innovazione. Secondo il report presentato all’Innovation Forum, «nel 2035 il real estate potrà generare 535 miliardi di euro di ricchezza in Italia, arrivando fino a 800 miliardi nel 2050». Un risultato possibile grazie all’integrazione di tecnologie digitali, soluzioni sostenibili e nuovi modelli di sviluppo. Come ha dichiarato Breglia, «oggi l’innovazione è infrastruttura del real estate. Finanza, edilizia e servizi immobiliari stanno ridisegnando le strutture produttive, rendendo il settore un volano per la modernizzazione economica e la creazione di valore diffuso».

Dunque, Casa contro Dazi: chi vince? Alla luce di questi elementi, il mattone resta protagonista. Forte, resiliente e in continua trasformazione grazie alla spinta innovativa. Un investimento che, al netto delle turbolenze geopolitiche, continua a rappresentare un pilastro per il futuro.